Utilità
L'INVENZIONE DEI FUSI ORARI
Il sole medio, nel suo “moto apparente” intorno alla terra da levante
a ponente compie una rotazione di 360° in 24 ore medie. La sua velocità è di
15° di Longitudine per ogni ora di tempo medio. Per secoli la misura del
tempo si era basata sul moto apparente del sole, ossia veniva definito il mezzogiorno
al passaggio del sole al meridiano locale, con la conseguenza che ogni località aveva
il suo. Si rese quindi necessario trovare un sistema che adottasse un tempo universale.
Già nel 1878 si propose di regolare gli orologi di tutto il mondo con
la medesima ora, ma la cosa non era ovviamente pratica. Quando iniziarono le
comunicazioni ferroviarie e marittime internazionali, si fece strada l’idea
dei fusi orari. Bisogna però attendere la Conferenza di Washington del
1884 e poi la convalida di quella di Parigi del 1913 (“Conferenza dell’Ora”)
per arrivare alla attuale divisione della terra in 24 fusi sferici detti “fusi
orari” ognuno di 15° di ampiezza; ciascuno di essi viene individuato
da un meridiano centrale che dà l’ora a tutto il fuso e lo divide
in due parti di 7,5° ciascuna. Si attribuisce l’invenzione dei fusi
orari a Fleming ma già nel 1859 la soluzione era stata proposta da Giuseppe
Berilli, professore dell’Università di Bologna. In Italia il sistema
entrò in vigore con un decreto del Re Umberto I sul meridiano situato
15° a Est del meridiano di Greenwich. Tale meridiano passa per l’Etna
ed è quello dell’Europa centrale. Si è convenuto di far segnare
agli orologi di tutte le navi navi le ore 12 quando il sole medio passa sul meridiano
di Greenwich posto sulla longitudine di 0°. Con questo sistema si ritoccherà l’orario
locale di 1 ora ogni 15 meridiani. Se si naviga verso E 1 ora avanti se verso
W 1 ora indietro. Il meridiano 180° opposto a Greenwich (antimeridiano) avrà sempre
la doppia data.
Data : 12/12/2009